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Indagare una materia, come il leasing, a fondo scandagliata negli aspetti più controversi, potrebbe apparire superfluo. E’ tuttavia opportuno rilevare che il leasing costituisce un fertile terreno di confronto fra la mentalità tradizionalmente aformale ispirata al common law, ed una, tuttora formale, di civil law. Il leasing rappresenta un esempio significativo di c.d. globalizzazione degli schemi giuridici che si compie attraverso la circolazione di prassi contrattuali omogenee. La complessa vicenda economica alla base del leasing impone di riflettere sulla adeguatezza della tradizionale formula della bilateralità dello scambio ad esaurire gli interessi e la funzione espressi dalla operazione. Tale vicenda si contraddistingue per la partecipazione di tre soggetti, ai quali fanno capo, sul piano giuridico, autonomi interessi destinati a trovare reciproco fondamento e componimento all’interno di una articolata quanto unitaria struttura negoziale. Da qui la configurazione del finanziamento a mezzo leasing alla stregua di una singolare vicenda circolatoria del bene, alla quale partecipano tutte le parti della operazione. La corrispondenza biunivoca fra struttura «triangolare» e natura finanziaria della operazione tende a rinvenirsi nelle ultime applicazioni del leasing operativo. Si profila pertanto una fungibilità applicativa del leasing, quale forma di finanziamento non necessariamente ancorata al contesto imprenditoriale, come è dato del resto desumere dalla recente codificazione del leasing in à mbito pubblico. Lo studio della fattispecie ha messo in luce una serie di problematiche con riferimento al contratto di sale and lease back, il quale, seppure di settore, assume rilievo di carattere generale. Accanto alla questione relativa alla qualificazione strutturale si pone quella della compatibilità del lease back con i principi generali dell’ordinamento giuridico. Una particolare prospettiva di indagine ha suggerito la ricostruzione del negozio quale collegamento di rapporti in funzione di scambio e l’individuazione della disciplina applicabile, proponendo, conseguentemente, un adeguamento dei rimedi alle strategie di tutela. L’analisi del caso concreto e la posizione di fatto dei contraenti sono stati di ausilio per la individuazione della normativa da applicare, mediante una attenzione nuova verso il bilanciamento degli interessi e dei valori coinvolti nella prospettiva che da un lato vuole privilegiare l’eliminazione di abusivi profittamenti e dall’altro tende sempre più ad identificarsi con un equo statuto normativo. Con riguardo al profilo funzionale, si è tentato di dimostrare che la causa di garanzia è l’elemento qualificante, unitamente a quella di finanziamento, l’operazione in esame: la funzione di garanzia, quale ragione giustificatrice del negozio, secondo la prospettiva indicata, non determina tuttavia ipso iure la nullità del negozio siccome in contrasto con il divieto del patto commissorio, costituendo diversamente, il presupposto necessario sul quale innescare il giudizio di meritevolezza della concreta fattispecie negoziale, con riferimento alla indicata ratio del divieto.
